Festival di San Valentino

Finta ambient

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    Finta ambient



    Dopo mesi in cui i popolani avevano dormito sonni poco tranquilli a causa della Relenteless e dei vari fatti di cronaca che avevano riempito le pagine dei giornali, si era deciso che tutto sommato poteva essere un'idea carina organizzare una giornata di svago. Si era scelto il centro di Londra, non molto distante da Diagon Alley, come luogo dell'evento che era stato tra i più pubblicizzati dell'ultimo anno. Alcune strade, sei per l'esattezza, erano state chiuse al traffico, così come una delle ultime piazze restaurate, proprio una delle due prese d'assalto dalla Relenteless qualche mese prima. La magia aveva fatto gran parte del lavoro, visto che le dimensioni erano state notevolmente ingrandite per far posto ad alcune giostre.
    Intorno alla nuova fontana era stata allestita una stretta piscina dove ai bambini veniva permesso di guidare dei grandi cigni di plastica che si muovevano grazie a dei pedali simili a quelli delle bici, facendo il giro del monumento. Un divertimento simile era stato organizzato anche per gli adulti, solo che i cigni erano notevolmente più grandi, essendo dotati non di un singolo seggiolino, ma di due panche, adatte ad accogliere comodamente gruppetti di un totale di cinque o sei persone a cigno. Questi cigni, però, non si limitavano a girare intorno alla fontana, ma si libravano in aria di svariati metri e permettevano di percorrere una vasta area di cielo, per poter vedere non solo la fiera, ma l'intera città dall'alto. C'erano anche giostrine più piccole in modo da accontentare i giovani di ogni età.
    Ai lati della piazza erano stati allestiti anche alcuni boot fotografici. Degli addetti scattavano foto di fronte a fondali incantati. La foto veniva immediatamente sviluppata in un'apposita soluzione che non solo permetteva all'immagine di muoversi, ma anche cambiare ai membri della foto gli abiti. Alcuni stand permettevano di avere foto con indosso abiti esotici, altri più fiabeschi, altri semplicemente con sfondi luminosi e colorati.
    Le varie strade, invece, erano dedicati agli stand di vario tipo: c'erano coloro che vendevano amuleti, pozioni e souvenir. Gadget e pupazzetti a tema San Valentino spopolavano un po' ovunque, così come il commercio di manufatti e infusi che promettevano di scoprire il vero amore non mancavano. Ad esserne attirati, quindi, non erano solo le coppie, ma anche molti single. Ovviamente non mancava l'angolo dedicato alla gastronomia. Una delle strade più larghe era stata adibita proprio a questo, con stand colorati che invitavano ad assaggiare cioccolatini e dolcetti di ogni foggia, colore e dimensione. C'erano cuoricini rossi e rosa un po' ovunque, ma anche qui le forme e i colori spaziavano abbastanza. Nel centro della strada era stata allestita l'area ristoro
    Gli ingressi alle aree della fiera erano delimitati da piccoli gazebo di ferro battuto, decorati di stelle filanti rosa e bianche e palloncini colorati. Le stesse decorazioni si potevano tranquillamente vedere in giro per tutta la fiera. I palloncini erano incantati. Di tanto in tanto qualcuno di essi scoppiava, disseminando i sottostanti di coriandoli di carta rossa e lucida, salvo poi gonfiarsi nuovamente e attendere il successivo malcapitato. Addirittura un ometto vestito da clown li regalava ai bambini che desideravano uno, sebbene erano pochi i genitori a concedere un giocattolo che rischiava di riempire la loro casa di coriandoli quotidianamente.
    Il gazebo nell'area sud, il più grande, era quello che faceva da zona di arrivo e di partenza per coloro che raggiungevano l'evento dal fronte. Sia che dovessero arrivare e andare con una passaporta, sia che usassero la Materializzazione, era quella la zona che avrebbero dovuto utilizzare. Si capiva anche per il maggior numero di Auror che lo presiedeva.
    Non era comunque l'unico punto con molta sicurezza. Gli Auror erano ad ogni angolo e pattugliavano ogni strada, controllavano tutti gli ingressi e, oltre che a piedi, si muovevano anche in volo, per garantire una certa sicurezza a coloro che utilizzavano i cigni volanti. Per la spesa sembrava non si fosse badato a spese.
    Era domenica pomeriggio, l'ultimo giorno della fiera. In tanti avevano già visitato quei viali il giorno precedente, ma molti sembravano non averne mai abbastanza, per cui il posto era sufficientemente affollato. Per di più alcune locandine e volantini sparsi ovunque annunciavano che alle prime luci della sera si sarebbe tenuto un suggestivo spettacolo di fuochi d'artificio. Le strade, quindi, pur non essendo piene, avevano non pochi avventori. L'atmosfera era comunque tranquilla e rilassata, con risate e chiacchiericcio.

    Note master
    Questa finta ambient è stata indetta dallo staff per contrastare l'elevato numero di eventi riservati ai membri delle prime due caste di questo periodo invernale. Possono quindi partecipare tutti i personaggi popolani che possono raggiungere il luogo dell'evento e i Babbani che vivono a Londra o nelle immediate vicinanze. Anche staff del fronte (medici e popolani e babbani di servizio) possono partecipare usufruendo delle Passaporte, come annunciato nel Bollettino e ripetuto nel post. I membri delle prime due caste che non sono riusciti a partecipare alle precedenti finte ambient, sono liberi di partecipare se proprio lo desiderano, ma tenendo conto che si tratta di un evento pensato per intrattenere i popolani, e dunque non ci sarebbe molto che potrebbero trovare interessante. Eventuali membri delle prime due caste, quindi, devono avere delle ragioni più che valide per giustificare la partecipazione, altrimenti i loro post verranno invalidati in fase di chiusura, e non riceveranno alcun exp.
    Nonostante la durata di diversi giorni e l'apertura anticipata, la finta ambient è da pensarsi ambientata il giorno 18 febbraio nel pomeriggio. Tutti i personaggi sono liberi di agire con i pg di qualsiasi altro giocatore presente. Il master non parteciperà attivamente alla finta ambient, ma ne decreterà solamente la fine alle ore 23:59 del 2 marzo.
     
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    John H. Watson
    Aurora Reiss
    Bartholomews Baggins

    Era praticamente dall’estate che John non si prendeva un po’ di riposo. Con la guerra in una situazione di stallo negli ultimi mesi, per fortuna c’erano state poche vittime, ma i feriti, più o meno gravi, non mancavano praticamente mai. E in più il clima aveva dato il peggio di sè. L’inverno nei Grampiani sapeva essere una spina nel fianco insidiosa almeno quanto i giganti.
    Con il resto del personale medico, stabilirono dei turni per permettere un po’ a tutti di prender parte al festival, ciascuno secondo le proprie esigenze, ed al contempo garantire sempre il costante presidio al campo, come sempre.
    John, che non aveva particolari esigenze -dato che la sua famiglia non sarebbe comunque venuta a londra- lasciò decidere tutti gli altri, ed alla fine si prese la domenica pomeriggio, l’ultimo giorno utile per partecipare al festival.
    E poichè erano state allestite delle Passaporte -ed ormai aveva preso confidenza con quel mezzo di trasporto immediato come la Materializzazione, ma meno dispendioso di energie- decise di prenderla assieme al resto del personale che assieme a lui si sarebbe recato là nello stesso giorno.
    Trattandosi di poche persone, la passaporta era un grosso cuscino -guardacaso- a forma di cuore. Al Ministero qualcuno aveva esaurito le idee, oppure era particolarmente spiritoso.
    Almeno era immediato capire quale fosse e dove portasse.
    All’ora stabilita, si radunarono attorno al cuscino, ed ognuno di coloro che lo toccava, nel momento in cui si attivò, si sentì risucchiare dall’ombelico, ed un attimo dopo si trovava in un luogo che pullulava di Auror. Nulla di diverso dal fronte, non fosse che anzichè Bombarde, gli unici scoppi che si udivano qui erano quelli dei palloncini.
    Salutò il resto del personale che era partito con lui, e da solo si avviò per il festival, ritrovandosi a raggiungere il centro della piazza, osservando le barchette a forma di cigno

    Uno che aveva saputo della festa praticamente quasi per caso era stato Bart, che ne aveva sentito parlare giusto a pochi giorni dalla fine.
    Aveva quindi in fretta e furia organizzato un rapido rientro a casa per il weekend, con l’intento di andarci durante la domenica, l’ultimo giorno utile.
    Una festa per popolani? Ovviamente Leonora era fermamente contraria all’idea di partecipare ad un evento del genere, ma non solo. Si oppose anche all’idea che Bart ci andasse col piccolo Aurelius, non fosse mai che facesse amicizia o -peggio- si innamorasse di una popolana! Anche perchè, a settembre avrebbe iniziato a frequentare Hogwarts, e lì finalmente avrebbe stretto delle buone amicizie, a detta della madre.
    In realtà il ragazzino era già andato al festival con i suoi amici, di nascosto dalla madre, un pomeriggio in cui era impegnata, quindi il ragazzo si limitò a far spallucce e lasciare che i due genitori litigassero animatamente.
    Bart e la megera arrivarono a lanciarsi contro dei piatti, prima che l’uomo decidesse di gettare la spugna ed uscirsene da solo per andare al festival.
    Il piano era quindi molto semplice: trovare delle compagnie interessanti, darsi alla pazza gioia fino a tardi, scolarsi un decotto anti-sbornia ed essere davanti ai cancelli di Hogwarts giusto in tempo per la prima lezione del mattino.
    Con questi propositi, si diresse verso la strada riguardante la gastronomia, assaggiando i cioccolatini che più lo ispiravano, cioè quelli a maggior gradazione alcolica.
    Si diresse quindi verso il centro della strada, dove era stata allestita l’area ristoro, in cerca di qualcosa da bere, e di qualcuno con cui condividerla.

    Aurora era già stata al festival, qualche giorno prima. Per una volta, aveva deciso di accontentare la sua sorellina, che le chiedeva di continuo di accompagnarla a qualche evento in città.
    Complice la maggiore pericolosità della città, a causa della quale non le permetteva di uscire da sola, era certa che un evento del genere sarebbe stato molto controllato, e quindi sicuro.
    Pensava che le avrebbe fatto bene cambiare un po’ aria, e poi le piaceva essere i suoi occhi, e raccontarle quanto accadeva in giro. Così, avevano lasciato per qualche ora la madre a casa, e si erano incamminate verso il festival.
    In realtà, Rory sperava anche che la presenza di stimoli differenti le permettesse di dare segni di magia accidentale: se Gabi avesse avuto i poteri che avevano tutti, la loro situazione sarebbe potuta migliorare. Certo, sapeva che serviva una bacchetta per fare quelle meravigliose magie che sembravano normali come bere un bicchiere d’acqua, ma ricordava anche i suoi nonni parlare di magie accidentali, fatte dai bambini prima di ottenere la loro bacchetta. Quelle magie che con lei non erano mai avvenute, e continuava a sperare che la sorte di Gabi fosse diversa dalla sua, anche se più passavano i giorni e più le sue speranze si affievolivano: forse anche la sua sorellina era babbana, e condannata al suo stesso destino, anzi peggiore, essendo cieca.
    Arrivate al festival, c’era un’altro inconveniente che Rory non aveva considerato: la folla ed il suo effetto sull’udito sviluppato e sensibile di Gabi.
    Tra scoppi di palloncini, risate, chiacchericci e schiamazzi, la cacofonia di suoni e rumori mandò completamente in tilt la piccola Gabi, e Rory fu costretta a riaccompagnarla a csa prima ancora di riuscire a descriverle cosa c’era oltre l’ingresso.
    Così quella domenica pomeriggio fece il suo ritorno da sola al festival, pr poter osservare ogni cosa e raccontarla una volta a casa.
    Sperava anche di poter rimediare qualcosa da mettere sotto i denti, dato che i tumulti degli ultimi tempi avevano reso più radi i frequentatori del bordello, e con essi erano calate drasticamente le entrate della ragazzina.
    Stretta nel suo scialle, rattoppato in più punti, oltrepassò i varchi d’ingresso, evitando per un soffio di essere travolta da un quantitativo di coriandoli che avrebbe potuto sommergerla sul posto, mentre solo qualcuno finiva per restarle incastrato tra i capelli.
    Iniziò a guardarsi attorno, avanzando senza una meta precisa, ma osservando quell’aria di festa di cui tanto aveva bisogno per tirarsi un po’ su.

    Whatever it takes, ‘cause I love the adrenaline in my veins, ‘cause I love how it feels when I break the chains
     
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    Drake Baskerville
    Caesar A. Nimbus
    San Valentino non era mai stata una festa sentita dal professore. Per lui era un giorno come un altro. E mentre lui avrebbe preferito riposarsi Dina ed Emma avevano piani ben diversi. Difatti la bambinaia da buona amica qual'era iniziò a insistere, insieme alla piccola Emma, sul fatto che Drake dovesse venire co loro al Festival di San Valentino. Ma Drake aveva gentilmente ricordato a Dina che non fosse il caso se non voleva che il suo stupido fratello continuasse a farsi strane idee. Non tanto perchè gliene importasse qualcosa ma non aveva alcuna voglia di ritrovarselo sui piedi a rinfacciargli un chissà quale rapporto amoroso che non esisteva. E forse era colpa sua se Dina era ancora nubile, quel tipo sarebbe stato in grado di allontanare chiunque. Avrebbe dovuto seriamente parlargli un giorno, perchè quella iperprotettività possessiva verso la sorella non era sana, ma dato che l'odiava dubitava l'avrebbe ascoltato. Non ascoltava neppure Dina. Era testardo e quando si metteva in testa un idea era peggio di un cavallo coi paraocchi. Dina comunque era dell'idea di ignorarlo e non farsi rovinare la festa da lui. E, alla fine, sconfitto il professore aveva accettato consapevole che probabilmente non sarebbe scampato al paparazzo che, comunque, aveva sempre una scusa per prendersela con lui. Così Drake, Dina ed Emma si erano materializzati al festival. Mentre passavano sotto uno dei gazebo uno dei palloncini pensò bene di scoppiare ricoprendo Drake di coriandoli di carta rossa e lucida, scena che divertì parecchio Emma e Dina. Dopodichè Drake si ritrovò ad accontentare Emma comprandole uno di quei maledetti palloncini che scoppiavano e pareva che a Dina non importasse il fatto che si sarebbe ritrovata a dover pulire la casa dai coriandoli. Dopotutto a entrambi importava più la felicità di Emma che lo stato della casa e comunque Drake avrebbe aitato volentieri Dina a pulire i disastri lasciati in giro dal palloncino. A quel punto i tre si recarono a uno dei cigni volanti facendoci un giro che gli fece ammirare tutto il festival dall'alto. E a quel punto mancava solo una cosa: i dolcetti! Drake, Dina ed Emma quindi raggiunsero lo stand che vendeva cioccolatini e dolcetti prendendone di vari tipi e fu allora che il professore notò una faccia nota. "Professor Baggins!" Esclamò sorpreso di esserselo ritrovato improvvisamente così vicino. "Salve. Anche lei qui, vedo." Lo salutò poi venendo imitato poco dopo da Emma e Dina.

    Fortunatamente la Medimagia faceva miracoli e Caesar era tornato tutto intero abbastanza in fretta per tornare a giocare. Una volta tornato agli allenamenti se l'era presa con la sua riserva e poi con tutti gli altri, erano chiaramente degli incapaci ed il fatto che senza di lui perdessero ne era la prova. E quando uno osò dare la colpa a lui, perchè era lui ad essere caduto, partì una vera e propria litigata che dovette venire fermata dall'allenatore. Guai a contraddire il grande Caesar Augustus Nimbus! Ad ogni modo i suoi compagni di squadra si aspettavano tutti quel comportamento antipatico e tirannico dal Nimbus una volta che fosse tornato e sfortunatamente la caduta non l'aveva reso più amabile. Giunta domenica mattina quindi vi era stata la partita come di consueto e i Gladiatori del Lancashire avevano perso. Caesar era furioso, non gli andava proprio giù che la sua squadra avesse perso non solo la partita precedente a causa del suo infortunio ma anche l'ultima partita. Inutile dire che fossero volati insulti nello spogliatoglio ai suoi compagni di squadra e verso il cercatore avversario. Doveva decisamente sbollire la rabbia e la frustrazione per la sconfitta e pertanto decise di andare al Festival di San Valentino materializzandosi lì direttamente dopo essersi cambiato nello spogliatoio. A Caesar non importava davvero di San Valentino, d'altronde si sentiva bene da celibe e l'unica cosa di cui gli mportava al momento era di diventare uno dei migliori cercatori del regno. Anzi del mondo. Tuttavia aveva bisogno di staccare e stare per un pò lontano dai membri della sua squadra che gli avrebbero solo fatto venire un esaurimento nervoso. Non esisteva che quegli incompetenti ostacolassero la sua carriera coi loro risultati mediocri. O almeno questo era quello che pensava il Nimbus. Quando attraversò uno dei gazebo non si sarebbe aspettato che uno dei palloncini decidesse di esplodere proprio sulla sua testa ricoprendolo di coriandoli di carta rossa e lucida. Questo non contribuì a calmarlo, anzi, ma ad eccezione della espressione accigliata non dimostrò in altro modo la sua rabbia e proseguì iniziando a camminare per il festival guardandosi fugacemente attorno.

    Drake: 200 - 15 - 15 = 170
    Caesar: 180 - 15 - 15 = 150
    Happy Valentine's Day from a safe and respectable distance.
     
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    ETIENNE A. STONE
    LUKA A. LIDDELL
    GABRIELLE A. STONE
    I tre fratelli Stone, anche se uno dei tre aveva perso quel cognome da svariati anni, erano tutti e tre presenti all'evento. Etienne era andato da solo. Aveva visto alcune partite di Quidditch, presentandosi ad una e poi spostandosi in altre per vederne più che altro la fine. Aveva quindi preso abbastanza appunti da poter tirar fuori un articolo di tutto rispetto che avrebbe venduto al miglior offerente, visto che al momento era quella la sua carriera, quella del freelance di articoli di sport. Non era certo che sarebbe stata ancora a lungo il suo lavoro, ma per ora non gli dispiaceva. Lavorava pochi giorni alla settimana, la domenica veniva spesso pagato per vedere partite di Quidditch e poi era libero di fare quello che voleva. Non pagava quanto avrebbe voluto, ma non era male!
    Quello per lui era il primo giorno al festival e c'era andato per raggiungere le sorelle e i nipoti più piccoli. la maggiore dei nipoti. infatti, si trovava ad Hogwarts e non le era stato permesso di far ritorno a Londra, neanche per qualche ora, per assistere all'evento. Non si erano però dati un appuntamento preciso, ma solo che si sarebbero visti lì nel pomeriggio in modo da assistere tutti insieme ai fuochi d'artificio. Etienne pensò che fosse un modo molto stupido di darsi un appuntamento. Non solo non sapeva se le sorelle fossero già lì o meno, ma anche dove poterle trovare. Dopo aver sbuffato ed essersi beccato non poche cascate di coriandoli, aveva iniziato a vagare senza meta, continuando a guardarsi intorno sperando di sentire le urla di Carter o vedere la testa scura di Luka o quella rossiccia di Gabrielle.
    Ne vide però una bionda che, dopo qualche istante, capì perché gli era familiare. Si trattava di Caesar Nimbus, un giocatore del Lancashire. Non avevano giocato mai insieme, visto che Caesar era entrato nel Lancashire molto dopo che lui ne aveva fatto parte. Probabilmente all'epoca non era che un ragazzino che ancora studiava. Si erano però trovati faccia a faccia durante uno degli ultimi anni di gioco di Etienne, prima dell'infortunio. Lui all'epoca era titolare dei Bastioni, di cui era anche il capitano, mentre Caesar era un ragazzino appena uscito dalla scuola. Talentuoso, certo, ma un ragazzino. Non ricordava bene, ma probabilmente lo aveva anche buttato giù dalla scopa una volta o due in quel poco più di un anno durante il quale avevano condiviso il campo.
    - Nimbus! - Immediatamente decise che le sorelle avrebbero atteso, prima doveva sfottere un povero giocatore di Quidditch. Sembrava di malumore, probabilmente aveva perso, anche se non si poteva mai dire. A volte a metterlo di malumore bastava davvero poco, anche solo una discussione con il resto della squadra, aveva infatti la nomea di una primadonna, una cosa che lo divertiva. - Complimenti per l'uscita di scena della settimana scorsa! - Lo canzonò appena si trovarono vicini. - Non si vedevano feriti così riluttanti a lasciare il campo da quando mi feci male io! - Non aveva idea del fatto che Caesar potesse o meno non ricordarlo. Lui diede per scontato di si, giusto perchè comunque non è che non fosse un volto noto del Quidditch, avendo giocato per quasi vent'anni e ora era abbastanza risaputo fosse un giornalista nell'ambiente.
    E mentre lui abbandonava la ricerca delle sorelle, una era proprio sulle sue tracce. Luka e Gabrielle erano arrivate insieme. Come sempre la più giovane delle Stone si offriva di dare una mano alla più grande vista la nutrita prole. Quel giorno, comunque, Allen era stato lasciato a casa e Sophie era a scuola. La nidiata era composta da soli due ragazzini. Carter era nella zona dei giochi. Lui e il suo amico Xander avevano deciso di accumulare tutte le foto possibili dagli stand. Dominique aveva adorato i cigni e ora non riusciva proprio a staccarsene. Gabrielle si era quindi offerta di rimanere con lei, non avendo la benché minima voglia di mettersi a cercare il fratello. Se Luka voleva trovarlo, lo avrebbe dovuto fare sola.
    Aveva quindi imboccato, partendo dalla piazza, una delle strade, scelta assolutamente a caso, che avrebbe percorso fino all'ingresso, se costretta, salvo poi tornare indietro e imboccare quella accanto. Prima o poi lei e il fratello si sarebbero trovati. O avrebbe trovato lui Gabrielle! Luka era infatti certa che Etienne fosse già arrivato. Se così non fosse stato, dopo una mezz'oretta avrebbe fatto ritorno dalla figlia e dalla sorella, optando per cercarlo solo successivamente o mandargli una qualche missiva incantata.
    Solo in quel momento si rese conto che avrebbe potuto incantare appositamente un biglietto perché lo cercasse al posto suo. Si sentì davvero molto sciocca a non averci pensato prima, ma meglio tardi che mai!
    Non frenò il suo passo, convinta che comunque, già che c'era, avrebbe potuto magari incontrarlo su quella stessa strada. Era però talmente presa dalla sua ricerca di un pezzo di carta nella sua borsa, da non guardare più dove andava. E i suoi passi la stavano portando proprio dritta dritta verso Aurora, contro la quale avrebbe certamente sbattuto se non l'avesse scansata.
    Gabrielle, invece, era contenta della sua scelta. Pensava fosse molto sciocco mettersi alla ricerca del fratello, quando comunque prima o poi avrebbe raggiunto il centro della piazza, dove poi si trovava lei. Ovviamente non era sola, visto che era rimasta con i due nipoti e quella strana appendice dei Liddell dai colori improbabili che era Xander Lovegood. I due marmocchi non erano troppo lontani da lei, così che potesse tenerli sotto controllo. C'erano, sì, gli Auror in giro, ma di quei tempi Londra non era una città così sicura da lasciare due adolescenti in giro da soli. Dominique, invece, si era innamorata delle barchette a forma di cigno. Finiva il suo turno e subito era desiderosa di mettersi in coda per iniziare il giro successivo. Peccato che la fila ogni volta si allungava considerevolmente e la bambina la tirava come una matta dal punto in cui i ragazzini venivano fatti scendere fino al punto finale della fila. E proprio in quel momento, Dominique la tirava per una mano, incitandola a spicciarsi o la fila si sarebbe allungata sempre di più!
    - Dom, per favore, non tirare. Ed è giusto che anche altri bambini... - Non fece in tempo a finire la frase che notò la bambina sbandare. Non guardava dove andava, visto che osservava la zia con aria severa, quindi, invece di puntare la fila, dove avrebbe dovuto andare, stava puntando un pover'uomo che si stava beatamente facendo i fatti suoi. - Attenta! - Bloccò al volo la bambina, prima che potesse andare addosso a John ma, anche così, non era certa che non fosse stato colpito dalla bambina.
    - Chiedo scusa, tutto bene? La bambina non l'ha colpita, vero? - Chiese subito all'uomo, trattenendo con fermezza la nipote con una mano.

    SOMETIMES I GET SO WEIRD I EVEN FREAK MYSELF OUT
     
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    18 · Popolani · Inventore · Portfolio
    Artemis Fowl
    Era riuscito a scampare l'evento fino a quella mattina. Ce l'aveva messa tutta per evitare la sorella, rientrata a Londra proprio per l'occasione, che affiancata al fratello aveva fatto fronte comune e s'era messa d'impegno per tampinarlo tutto il santo giorno di tutti i giorni che stava durando quell'evento.
    Le avevano tentate tutte.
    Avevano anche provato con il: "fai da chaperon a tua sorella, disgraziato!", ma lui aveva rimbeccato entrambi sostenendo che sua sorella fosse abbastanza capace di andare per conto proprio e, se proprio era il caso che girasse con qualcuno, Lucien avrebbe volentieri sopperito al problema. Non si erano arresi, passando a pungolare sul suo esser sempre troppo schivo e solingo, che star sempre in compagnia di costrutti magici e metallici non era bene per la salute mentale, che pativano a vederlo fisso sul banco da lavoro e mille altre cose che avevan l'aria di discorsi da persone preoccupate realmente per lui, quando in verità sembravano esser più un modo di non sfigurare per l'ennesima volta per colpa del fratellino strambo.
    E anche quel giorno fu così. Insistettero fin quando, giunta l'ora di pranzo, Artemis non si alzò da tavola sbattendo malamente la forchetta e si andò a rintanare nel capanno nel cortile retrostante la bottega, sbattendo anche quell'imposta per sfogare così la sua frustrazione.
    Perché mai avrebbe dovuto recarsi a un evento simile, pieno di persone, non conoscendo nessuno? Ah, aspetta... Quella era stata una delle motivazioni su cui avevano fatto forza il fratello e la sorella. Era solo, magari andare a farsi un giretto poteva aiutare.
    Non ebbe molto tempo di respirare o darsi una calmata, perché ad aggiungersi al sempre più insistente coretto giunse anche Lucien, che s'accostò alla porta e bussò sommessamente.
    Veniva con una soluzione alquanto intelligente, a dirla tutta. Sottobraccio aveva una pila di volantini che pubblicizzavano la bottega, se fosse andato a metterli in giro avrebbe fatto contenti i due Fowl più grandi perché sarebbe effettivamente uscito e inoltre avrebbe avuto qualcosa da fare invece che gironzolare a vuoto come un'anima in pena.
    Vecchio pezzo di metallo scaltro, non aveva tutti i torti.
    Fu così che mezz'oretta dopo era rientrato in casa e s'era calcato il vecchio fiddler sulla chioma impazzita, aveva raccolto una vecchia tracolla colmandola di quei pezzi di carta e s'era diretto verso il centro londinese con il solo intento di andare, distribuire o attaccare direttamente e fuggire.
    Non era però propriamente certo di poterlo fare e non sapeva bene cosa gli sarebbe potuto capitare se si fosse messo a distribuirli in giro. Il dubbio gli venne quando raggiunse uno dei gazebo d'ingresso e lo superò, evitando come la peste una specie di grottesco - per lui - clown che stava distribuendo palloncini a i più piccoli. Oh, orrorifico, gli facevano paura. Ma, d'altronde, Artemis Fowl era noto per aver paura perfino della sua ombra, quindi non faceva moltissimo testo.
    La sua attenzione venne attirata da un volantino che annunciava che quella sera ci sarebbe stato uno spettacolo pirotecnico. L'espressione del Fowl cambiò d'improvviso, quasi assomigliasse ora a un micio a cui si illuminavano gli occhi per la gioia. Polveri piriche, fosforo, botti! Ecco, aveva appena trovato un motivo per rimaner fuori di casa fino a sera e magari cercar di capire come trovare e in caso parlare con il fuochista. Non era un priromane, la voce narrante ne è sicura al cento per cento... Novanta per cento.
    Homo Faber Fortunae Suae
     
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    La ragazza con la testa fra le nuvole!

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    22 anni· Babbano· Tuttofare· Portfolio
    Orion Murphy
    Con la mano premuta con forza sulla bocca, Orion aveva appena lasciato un banco che gli aveva "offerto" dei cioccolatini. Oh beh, forse invece che uno ne aveva presi ... cinque? Vabbè, doveva ammettere che non era mai stato bravo con la matematica. Gli piacevano le feste, non solo per il cibo che gli veniva offerto, ma anche perché al giovane Babbano piaceva stare in mezzo alla gente e un evento del genere era una rarità, dati i tempi che correvano a Londra. Quello era il suo primo e unico giorno a quella festa degli innamorati, visto che negli altri era stato occupato con delle commissioni.
    Si guardava intorno, mentre batteva le mani sporche di cioccolato su dei pantaloni sgualciti e rattoppati alla bene e meglio, grigi. Era l'unico indumento che indossava con dei colori "smorti": infatti le scarpe rattoppate avevano erano verniciate - e in alcuni punti neanche più così tanto - di rosso, poi indossava una camicia giallo canarino e un gilet verde pistacchio. Sopra un poco caldo giaccone arancione e per finire una mezza tuba, verde scuro. Sì, qualcuno doveva essersi liberato di quegli abiti perché forse di dubbio gusto, ma per Orion era stato un gran bel colpo trovarli in un vicolo non così tanto rosicchiati dai topi.
    Rivolgeva sorrisi, forse macchiati di cioccolato, alle coppiette che trovava lungo il suo muoversi senza una meta. Era solo e non era sinceramente un problema per lui e se anche lo fosse stato, la sua mente già vagava su tutto quello che capitava intorno a lui, distraendolo dai brutti pensieri. Infatti, come lasciarsi anche solamente sfiorare dal rammarico quando c'erano dei bellissimi cigni volanti a pedali. Peccato che non fossero della misura giusta per Orion ma ecco che la sua attenzione subito si spostò sui palloncini. Prima uno scoppio, poi un altro: esplodevano quindi e la cosa piaceva molto al babbano. Infatti con un sorriso largo cercò di trovarne uno da catturare, per tenerselo un po' stretto fino a venir inondato di stelle filanti. Ne puntò uno, grande, bianco come la lana. Era distante ma non troppo e il ragazzo cominciò a schivare chi era intento a seguire i festeggiamenti e a non alzare gli occhi verso il cielo. Era così tondo quel palloncino da sembrare la luna e dopo essere sicuro di averlo a portata, spiccò un balzo.
    « Preso! » tuonò vittorioso, con una risata sguaiata che non poteva essere trattenuta dalle sue labbra. Il gigantesco palloncino bianco, il Moby Balloon delle decorazioni incantate, era tra le sue mani. Con orgoglio sollevò le braccia, mostrando a tutti (?) la sua preda e troppo fiero del suo operato, non si accorse di tutti i segnali che presagivano un'imminente e colorata esplosione.
    Coriandoli ovunque, come quando piovevano cani e gatti a Londra, nessuno nel raggio di qualche metro riuscì a scampare a quella bomba di colori. Orion rise di gran gusto.
    « Devono essere più grandi all'interno! » esclamò, visto che c'erano forse più coriandoli e stelle filanti del previsto.
    « Ha pure fatto un bel botto, no? » chiese, rivolgendosi al primo malcapitato a portata di chiacchiera, ovvero un ragazzo esile, che forse prima era intento ad osservare con tranquillità un certo volantino dello spettacolo pirotecnico prima dell'entrata a bomba di Orion.
    Nothing is as easy as it looks.
     
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    Un po’ di distrazione gli avrebbe fatto bene, continuava a ripetersi John. Aveva bisogno di distrarsi un po’. Ne aveva decisamente bisogno.
    Era al fronte da più di un anno, la guerra sembrava ben lontana dal concludersi, e poteva ormai considerarsi un veterano, tra il personale medico.
    Ad eccezione del caporeparto, chi prestava servizio al tendone medico, solitamente lo faceva per un breve periodo, ma nel suo caso non sembrava prospettarsi l’ipotesi di un rientro a Londra.
    E non sapeva se considerare la cosa come un segnale positivo o negativo. Non poteva che essere positivo: il fronte aveva sempre bisogno dei migliori, evidentemente il suo lavoro era particolarmente apprezzato.
    §Ancora a pensare al lavoro!? Rilassati dottore, siamo a una festa!§
    Il flusso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto da una stridula voce infantile, che per quanto fosse solo nella sua testa, suonava nelle orecchie come se provenisse dal suo fianco.
    Fece per voltarsi verso la sua allucinazione, proprio mentre Gabrielle e la nipote stavano per andargli addosso.
    Ruotando su un fianco, si accorse del piccolo treno in corsa all’ultimo minuto, e d’istinto fece appena mezzo passo all’indietro, quanto bastava perchè l’urto della bambina -trattenuta prontamente- non fosse nulla più di un contatto rapido, che nemmeno lo sbilanciasse
    non si preoccupi!
    disse immediatamente, con un sorriso gioviale e conciliatorio, mentre ruotava completamente il busto, in modo da trovarsi frontale rispetto alle due.
    Era stato appena urtato, ma non si era fatto nulla, e poi si trattava di una bambina che comprensibilmente aveva fretta di mettersi in coda, ed era quindi facile urtare involontariamente qualcuno; non vedeva quindi alcun motivo per non essere gentile ed educato, minimizzando completamente quanto accaduto
    ero sovrappensiero, sua figlia non mi ha fatto nulla, non mi ha neppure sfiorato…
    proseguì, dando poi per scontato che la piccola fosse figlia di Gabrielle
    ...queste barchette sono deliziose, deve essere impaziente di salirci sopra!
    aggiunse, ancora rivolto a Gabrielle, che sembrava trattenere a fatica la scalpitante nipote
    anzi, spero che sia lei a non essersi fatta nulla
    concluse, ancora rivolto a Gabrielle ma mentre spostava lo sguardo verso la bambina, dato che in uno scontro tra lei ed un adulto, era più facile che fosse stata lei ad accusare il colpo

    Se Gabrielle e John erano stati abbastanza reattivi e fortunati da evitare uno scontro, una sorte diversa accadde ad Aurora.
    La giovane non era così abituata a vedere tanta gente, e anche se non era esattamente vero, si sentì particolarmente osservata.
    E poi notò una cosa che la lasciò a bocca aperta: là in alto, molto più avanti rispetto alla posizione in cui si trovava, in quello che doveva essere il centro della piazza, c’erano dei cigni volanti, che si libravano in cielo permettendo ai loro ospiti di godere di una vista completa della piazza e delle strade che in essa confluivano.
    Qualcosa di simile alle carrozze volanti che ogni giorno sfrecciavano sopra i cieli di Londra. Solo che lei non era mai salita su una di esse. L’unico mezzo di trasporto che si fosse mai potuta permettere fu il treno, in quel viaggio che la condusse dalla campagna alla città, diversi anni prima.
    Fissò quei cigni con aria sognante: quanto sarebbe stato bello poter salire su uno di essi?
    Mentre camminava, pensando a come dovesse essere, per una volta, osservare il mondo dall’alto, si morse il labbro, abbassando lo sguardo: era impossibile che quell’attrazione fosse gratuita, e doveva destinare i pochi -pochissimi- spiccioli che aveva per comprare qualcosa di buono.
    Aveva quei pensieri per la testa, e lo sguardo rivolto altrove, quando Luka, intenta a guardare nella sua borsa, veniva dalla direzione opposta.
    Rory si accorse di lei quando le fu addosso, impattandole come se fosse andata dritta contro un muro, e incespicando di un passo per non perdere l’equilibrio. L’unico motivo per il quale non cadde inciampando nella sua stessa gonna, era perchè quest’ultima era ormai troppo piccola per la sua età ed altezza, e anzichè arrivare a terra, arrivava alle caviglie, lasciando scoperte le scarpette e qualche centimetro di caviglie. Dopotutto, era l’unica che aveva.
    Se a seguito dell’impatto, la borsa di Luka fosse caduta o meno, sarebbe dipeso solo dalla prontezza di riflessi della donna, perchè Rory era così in imbarazzo da farsi più piccina di quanto già non fosse, incassando la testa nelle spalle, mentre la parte inferiore del volto, fino al naso, scompariva nello scialle di lana che portava addosso
    "m-m-mi s-s-scusi
    biascicò, provando un forte senso di vergogna e sentendosi particolarmente desolata. Tutte le volte che accadeva qualcosa, anche quando non era colpa sua, chiunque tendeva ad accusarla e copevolizzarla.
    Mostrarsi remissiva e chiedere umilmente perdono le era venuto ormai naturale, tantopiù quando sapeva d essere nel torto
    "mi dispiace sono desolata!!!
    aggiunse alle scuse iniziali, pronunciando le parole tutto d’un fiato, quasi fossero una unica, per evitare di balbettare, senza mai osare alzare lo sguardo, e ritrovandosi di fatto a fissare, con occhi lucidi, i piedi della persona a cui era andata addosso. Sperava solo che non la prendesse troppo a male.

    Meno rocambolesco fu invece l’incontro di due colleghi provenienti da Hogwarts, mentre Bart si dirigeva verso l’area ristoro, e veniva intercettato da Drake assieme ad una donna ed una bambina
    " Professor Baskerville!
    esclamò, pronunciando correttamente il suo nome, seppur il marcato accento gallese rendeva la sua pronuncia leggermente distorta.
    Di tutti i colleghi di Hogwarts, Drake era effettivamente l’ultimo che Bart si sarebbe aspettato di trovare, come testimoniò l’iniziale sguardo stranito che gli rivolse.
    SI era infatti fatto l’idea che Drake fosse un tipo tutto impostato, di poche parole, e poco avvezzo alle feste.
    Ma realizzò immediatamente chi l’avesse trascinato là: Emma, la sua nipotina. E chissà che non ci fosse stato anche lo zampino della bambinaia, che ora incontrava per la prima volta. Da quel che gli aveva raccontato, non aveva nessuna intenzione di accasarsi, una cosa che Bart condivideva, dato che avrebbe fatto lo stesso se non ci fosse stata quella tragedia nella sua famiglia, costringendolo ad accollarsi la megera.
    Il problema era che Drake, stando all'idea che si era fatto di lui, era fin troppo poco propenso a divertirsi
    "non mi aspettavo di vederla qua
    Ammise candidamente, in direzione del collega, mentre anche Dina ed Emma si accodavano a salutarlo
    "Molto lieto, lei deve essere Dina
    proseguì verso la bambinaia
    "ed immagino di dover ringraziare lei e la piccola Emma, se il Professor Baskerville ci onora della sua presenza
    aggiunse, ridacchiando sotto i folti baffi, mentre tornava a rivolgersi a Drake
    "si, è stata una scelta dell’ultimo momento
    spiegò, facendo spallucce
    "viene a bere qualcosa? ho sentito dire che ci sono delle bevande molto interessanti
    lo invitò quindi. In realtà non aveva sentito un bel niente, e non sapeva neppure quale fosse la massima gradazione alcolica che servivano gli stand, ma era piuttosto ottimista.

    Whatever it takes, ‘cause I love the adrenaline in my veins, ‘cause I love how it feels when I break the chains
     
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    Anche il professor Baggins sembrò sorpreso di vedere Drake a quel festival, doveva essersi reso conto che Drake non fosse un tipo molto festaiolo, ed effettivamente era così dato che sarebbe stato capace di passare la sua intera esistenza ad insegnare e studiare le Creature Magiche. Seppur sempre trovando il tempo da passare con sua nipote ed i suoi più cari amici. Tra cui ormai vi era anche la stessa Dina, che da presunto fastidio si era poi rivelata un ottima amica nonchè un prezioso aiuto per crescere Emma. Drake aveva ben presto imparato ad apprezzare la compagnia di entrambe e avrebbe dovuto ammettere che non sarebbe più riuscito ad immaginare una vita senza di loro. In seguito ai saluti di bambina e bambinaia quest'ultima confermò che ci fosse stato lo zampino suo e di Emma per poi affermare che Drake dovesse imparare a lasciarsi un pò andare. Al che Drake sospirò pazientemente. "Siete tremende." Commentò con una lieve nota scherzosa rivolta a Dina ed Emma. Giusto per rendere chiaro che non ce l'avesse con loro, anzi, era un segno di quanto gli volessero bene e ci tenessero a lui. E per questo non poteva che essergli grato. Ad ogni modo pareva che il professor Baggins avesse deciso all'ultimo di venire al Festival di San Valentino ma Drake non commentò nulla a riguardo. Si limitò ad ascoltare e quando il collega lo invitò a bere qualcosa istintivamente il Baskerville portò lo sguardo su Emma e Dina. "D'accordo. Fammi pure strada." Rispose al collega dopo che Dina gli ebbe fatto cenno di andare. A quel punto aveva la certezza che ci avrebbe pensato lei ad Emma e, dato che riponeva la massima fiducia in lei, non aveva di che preoccuparsi. Inoltre il professor Baskerville era abbastanza convinto che non si sarebbe assentato a lungo da loro e perlomeno avrebbe passato la giornata dell'amore con delle persone a cui voleva molto bene.

    Caesar stava procedendo per conto suo, camminando col passo svelto di chi stava cercando di sbollire la rabbia e la frustrazione, quando si sentì chiamare da una voce maschile. A quel punto si fermò e si voltò nella direzione da cui era provenuto quel suono e riconobbe la figura di Etienne Stone. Ex giocatore professionista di Quidditch che, in seguito a un infortunio aveva lasciato il campo di gioco per dedicarsi al giornalismo sportivo. Chiaramente un fanatico del Quidditch come lui non poteva non conoscere ogni giocatore professionista esistente, specialmente quelli che avevano avuto una qualche rilevanza. In più ricordava di averci giocato contro in passato, era stato solo un anno, ma Caesar lo ricordava bene. "Stone." Si limitò a dire con tono freddo e arrogante mettendosi con le braccia conserte mentre lo sguadrava dall'alto in basso. Sentire le successive parole di Etienne però gli fece venire un tic all'occhio dal nervosismo. Ma chi si credeva di essere per parlargli in quel modo!? "Chi non può più giocare ed è stato buttato via come una scopa vecchia non credo abbia il diritto di parlare. Non credi?" Se ne uscì però poco dopo con un tono sarcasticamente velenoso. "Se mi avessero fatto rimanere in campo a quest'ora non avremmo perso due partite." Si lamentò poco dopo infilando le mani nelle tasche della giacca. "Se continuiamo così i Gladiatori del Lancashire non diventeranno mai la squadra più forte del regno e del mondo. Sono circondato da idioti senza un briciolo di competitività." Aggiunse con fare frustrato per poi riprendere a camminare senza curarsi se Etienne lo stesse seguendo o meno. Dal suo punto di vista era solo un giocatore fallito, proprio come suo fratello Julius, nonchè un fastidioso giornalista che avrebbe preferito togliersi al più presto dai piedi.

    Happy Valentine's Day from a safe and respectable distance.
     
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