Icarus

Everard e Orion

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    Orion Murphy
    Il corpo era intorpidito dal freddo che aveva assorbito durante la lunga notte di lavoro. La facciata di un palazzo doveva essere sistemata e i lavori erano così in ritardo che avevano assunto i babbani che erano disponibili a fare del duro e poco redditizio lavoro e che fossero disposti a lavorare giorno e notte. Orion era tra questi e credeva di riuscire a resistere di più, ma dopo la terza notte di lavoro, il corpo intorpidito sembrava essere sempre più pesante e lui stava andando sempre più in alto. Mancava poco, era mattina e il suo turno sarebbe a breve finito, doveva solo semplicemente sfilare una barra dall'impalcatura. Tirò e fece una smorfia, sentendo il metallo liscio non muoversi, non seguire la sua volontà. Serrò i denti e tirò un'altra volta, sporgendosi per puntellare il piede sulla struttura e continuare a fare forza. Tirò di nuovo e sorrise, sentendo la barra scivolare. Stava funzionando, perchè quindi fermarsi in quel momento? Tirò ancora una volta e sentì la barra staccarsi, come entrambi i suoi piedi dalla struttura. Un verso uscì dai suoi polmoni, braccia che vorticavano alla ricerca di un appiglio. La barra scivolò dalle dita, cadendo poco più in là di dove cadde lui, rovinosamente.
    Un suono sordo che fece interrompere all'istante il lavoro di tutti. Qualcuno si lasciò sfuggire che non c'era mai un giorno dove un babbano non portasse qualche problema. Altri si avvicinarono a lui, preoccupati, indicando una gamba che di solito non avrebbe potuto mai assumere quell'angolazione.
    « Sto bene » annaspò, indolenzito, supino sulla strada mentre cercava di trovare un appiglio su chi lo stava circondando per tirarsi su. Il cuore gli batteva nel petto come un martello, sentiva freddo, lo sguardo che andava lassù, da dove era caduto, facendo un calcolo con poca matematica dei metri che aveva percorso in quel volo non programmato. La paura lo colse, non facendogli sentire alcun dolore momentaneamente.
    « Sto bene » ripetè, afferrando finalmente la mano di qualcuno, per rimettersi in piedi, ma altri la pensarono diversamente. Mani che lo spinsero dalle spalle a sdraiarsi, mani che tastavano il petto, frasi sconnesse di chi diceva che non era niente, che poteva andare peggio, che stava morendo, che serviva subito un medico, che poteva rimettersi in piedi in un attimo. Quella babele di diagnosi venne interrotta dal grido di dolore che eruppe dalle labbra di Orion, quando qualcuno toccò la gamba destra.
    « Sto bene! » gemette, come se fosse una formula magica per riaggiustare una gamba visibilmente rotta. Respirò a fatica, soffocato dal dolore, sdraiato sul terreno, notando che c'era un fuggi fuggi generale e domandando se qualcuno si fosse diretto a cercare del soccorso, che non sapeva come avrebbe potuto pagare. Sarebbe bastato il magro compenso che non aveva ancora ritirato da quel lavoro?
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    EVERARD MALACHI THOMPSON
    Everard era teso come sempre. Una vita da soldatino, casa e lavoro, l’aveva stancato. Ci voleva il fare qualche nuova conoscenza. Sentì il bisogno di uscire più presto quella mattina, e avrebbe usato, ma di meno la metropolvere. Per materializzarsi vicino al San Mungo ci mise poco. Poi decise di percorrere i grossi boulevard centrali per camuffarsi tra la folla. Nessuno lo conosceva, e gli stava bene. Usciva poco. Non rivolgeva la parola a nessuno per paura di cambiare idee. Ma ad un certo punto sentì un tanfo e poi un rumore sordo. Era in allerta, accadeva qualcosa! Poi il grido di richiesta soccorsi e le grida di un uomo. Corse sul luogo dell’incidente. Si tolse la giacca, estrasse la bacchetta agitandola in aria. < Sono un dottore, fate largo! > Con tono austero e sicuro. Di situazioni così ve ne erano a bizzeffe al pronto soccorso del San Mungo di Londra.
    Everard si mosse con sicurezza attraverso la folla, la sua bacchetta illuminava la strada mentre si avvicinava al luogo dell'incidente. Era un istante in cui il suo istinto di soccorrere prendeva il sopravvento, dimenticando per un attimo il suo ruolo quotidiano di ricco con la mente sempre in allerta. Mentre si avvicinava, vedeva la scena di un incidente lavorativo. Un uomo ferito a terra. Everard non perse tempo e iniziò a dare istruzioni al suo interno. Era un medico di San Mungo, e quel momento richiedeva il suo aiuto.
    Dentro di sé, una voce sussurrava che quel gesto non era dovuto solo al dovere di un medico, ma anche al desiderio più profondo di aiutare gli altri. Al San Mungo, aveva imparato a proteggere, ma adesso voleva andare oltre, voleva guarire. Non c'era distinzione tra poveri e ricchi, tra chi poteva permettersi il miglior medico privato e chi doveva affidarsi ai servizi di San Mungo. In quel momento, tutti erano uguali ai suoi occhi, tutti meritavano aiuto.
    Mentre prestava soccorso, la sua mente divagò in una digressione interiore. Pensò a quanti potessero avere bisogno di cure, di un sorriso, di una mano tesa, non solo in situazioni di emergenza, ma nella vita di tutti i giorni. Sentiva il richiamo di un senso di umanità universale, un desiderio di contribuire al benessere della comunità, di essere un anello di congiunzione tra le persone. Everard non era solo un medico in quel momento, ma un altruista, un sostenitore di un mondo in cui la gentilezza e l'aiuto reciproco fossero la norma. La sua bacchetta continuava a svolgere il suo compito medico, ma nel suo cuore stava nascendo un impegno più ampio, un impegno verso la causa di alleviare le sofferenze al di là delle barriere sociali ed economiche.
    Mentre si chinava per curare l'uomo ferito, Everard sapeva che il suo cammino da soldatino del sistema finiva e iniziava il guaritore sociale che stava guadagnando una nuova prospettiva. E, in quel momento di caos e disordine, sentì che la sua scelta di aiutare tutti, poveri e ricchi, avrebbe reso il mondo un posto migliore, almeno per coloro che si trovavano nel raggio della sua bacchetta salvatrice. Avrebbe anche fatto il medico di paese se non fosse per gli oneri della famiglia Malachi. Si avvicinò al giovane a terra e pronunciò giusti incantesimi che sapeva da protocollo. La gamba si ricompose!! Con uno scrocchiare d'ossa e dolore per il malcapitato. < Resisti ragazzo!! > Disse Everard.

    Incantesimi usati:

    Gamba + Emendo: Sana ferite e fratture di piccola o media entità. Per ferite o fratture più grandi può essere necessario ripeterlo più volte. Non ha effetto su ferite provocate dalla Magia Oscura AI=22

    RF: 320 - 22 = 298

    PRIMA DI GUARIRE QUALCUNO, CHIEDIGLI SE E' DISPOSTO A RINUNCIARE ALLE COSE CHE LO HANNO FATTO AMMALARE


    Edited by Logan Doone - 4/2/2024, 11:42
     
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    Orion Murphy
    Cercava di controllare il respiro che vacillava dal dolore. Nella sua testa c'era la convinzione che se fosse riuscito nell'intento tutto quel male sarebbe svanito e la gamba si sarebbe riaggiustata. Non era la prima volta che si faceva male a lavoro, i segni che portava sul suo corpo ne erano la conferma, ma non sapeva come risolvere il problema. Doveva trovare il coraggio di afferrarla e raddrizzarla. Emise un mugolio acuto, quando provò a muovere la destra, nel tentativo di avvicinarla alla mano. Alcuni lavoratori lo richiamarono per farlo stare fermo.
    Intanto, alle sue spalle, c'era del movimento, persone che si spostavano alla notizia che era arrivato un dottore. Orion girò il collo lentamente, indolenzito, vedendo una lucina lontana, emessa dalla punta di una bacchetta o forse segno che aveva battuto molto forte la testa.
    « Non serve ... » grugnì, anche se il corpo non seguiva la volontà della mente, visto che ormai stremato giaceva sulla strada. Lanciò una lunga occhiata al mago che lo raggiunse. Il dolore aveva prosciugato la sua volontà di cercare di rassicurare anche l'altro, che non era niente, solo una gamba che anzichè mezzogiorno aveva deciso di segnare un orario diverso. Cercò di concentrarsi sulla persona china vicino a lui, mentre gli altri facevano un passo indietro, dandogli spazio.
    Lo vide muovere la bacchetta e mentre si domandava che cosa stesse facendo, domanda causata dalla sua innata curiosità, un dolore nuovo partì dalla gamba che con uno schiocco sentì raddrizzarsi. La mano andò veloce alla sua bocca, mordendola e emettendo un urlo soffocato. Delle lacrime comparvero agli angoli dei suoi occhi.
    « » gemette, togliendosi di bocca la mano che portava il segno dei suoi denti e riuscendo a sorridere al medico.
    « Posso...? » gli domandò, interrotto dalla necessità di deglutire e ricacciare indietro il dolore. La gamba pulsava ma lui continuava a volersi mettere in piedi. Da quello che riusciva a vedere si era raddrizzata, era guarita no?
    « Posso alzarmi ora? » riuscì finalmente a concludere la domanda, testardo.
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    EVERARD MALACHI THOMPSON
    Il giovane infortunato manifestava la volontà di rialzarsi come se niente fosse. Everard, sebbene apprezzasse la sua tempra, era allarmato e preoccupato. Non aveva nemmeno avuto il tempo di esaminarlo per vedere se ci fossero altri danni da caduta. Così lo invitò cordialmente a restare sdraiato: < Sarebbe il caso che non ti muovessi. Non ho ancora concluso la cura. > Gli disse. La gamba era risanata ma sicuramente doveva far male e lo vedeva nell’espressione contrita e sofferente del suo paziente. < Permettimi di intervenire sul dolore. > Continuò Everard sapendo che in quei casi il dolore poteva permanere per qualche ora. Al fine della buona riuscita dell’incantesimo si concentrò empaticamente sulla sofferenza di Orion. Mosse la bacchetta. < Meliorem! > Pronunciò la formula a voce alta e concitata.
    Gli occhi del medimago scrutavano l'espressione del ragazzo, cercando segnali di conforto. Sperava, infatti, che l’incantesimo fosse andato a buon fine.
    Intanto, intorno, si era fatto un capannello di curiosi che parlavano animatamente fra loro. In un primo momento Everard poco si era curato di loro, visto che si era letteralmente fiondato sul malcapitato per soccorrerlo. Ora che la situazione era sotto il suo controllo era infastidito da tutti quegli occhi puntati su di lui e su Orion. Decise quindi di intervenire disperdendo quella piccola folla di curiosi e ottenere più tranquillità in quel momento di emergenza. < E’ tutto sotto controllo ora! Potete tornare alle vostre faccende! > Disse Everard in tono assertivo a chi stava attorno.

    RF: 298 - 18 = 270

    PRIMA DI GUARIRE QUALCUNO, CHIEDIGLI SE E' DISPOSTO A RINUNCIARE ALLE COSE CHE LO HANNO FATTO AMMALARE


    Edited by Logan Doone - 6/2/2024, 15:44
     
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    Orion Murphy
    La sua gamba era diventata come un tamburo che martellava solo dolore. Le dita si erano aggrappate alle pietre che lastricavano la strada, alla ricerca di un sostegno da quel dolore che lui voleva ignorare e rialzarsi.
    Alle parole dello sconosciuto medico che gli stava prestando soccorso, dopo un attimo di riluttanza annuì. Come lui voleva rialzarsi per concludere il lavoro, anche l'altro non voleva fare le cose a metà, non terminando la cura.
    Lo ascoltò, quando il mago lo informò che si sarebbe occupato del dolore che stava provando.
    « Va bene » esalò, mollando la presa, tremante, dalle pietre. Non chiuse gli occhi, perchè anche se in quel momento stava soffrendo come un cane, voleva comunque vedere. Durante la sua vita, in pochi si erano presi la briga di fornirgli cure mediche adeguate e magiche e in alcuni momenti era stato privo di sensi, quindi sbirciò il movimento della bacchetta e ascoltò la formula magica Meliorem e infine ... lentamente sgranò gli occhi, sentendo il dolore diminuire. Certo, gli faceva male come se avesse preso una storta e lo poté constatare perchè si scordò di seguire le indicazioni del medico e mosse per un attimo il piede. Un sibilo uscì dalle sue labbra a causa della fitta che sentì, ma non era niente in confronto a quello che aveva patito fino ad un attimo prima.
    « Scusa » bofonchiò, cercando di tornare più immobile possibile. Il corpo si stava rilassando e si permise di respirare a pieni polmoni. Chiuse gli occhi, mentre sentiva il medico allontanare i curiosi, che molto probabilmente sarebbero tornati a lavoro, a differenza sua.
    Dischiuse gli occhi, dopo essersi goduto quel momento di pausa da quel dolore lancinante e rivolse lo sguardo all'uomo.
    « Non capisco se ... mi sono rotto altro » effettivamente, ora che osservava da dove era caduto, il pensiero di essersi solamente rotto una gamba lo stupiva un po'. Ma come poteva capire se era tutto a posto? Mosse lentamente le braccia e visto che non sentì dolori lancinanti, convenne che era tutto intero almeno lì.
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    EVERARD MALACHI THOMPSON
    Nonostante le sue indicazioni, Orion andò per muovere il piede. Everard era contrariato, dopotutto era lui il medico e gli aveva dato una semplicissima istruzione. Non lo diede comunque a vedere. Dopotutto non era certo il primo paziente a contravvenire al consiglio di un medico, non sarebbe stato l’ultimo. Per altro Orion chiese scusa. < Tranquillo, non è niente.> Rispose Everard.
    Aveva però notato un sibilo di dolore come conseguenza di quel movimento, segno che il dolore non era sparito del tutto. Everard se lo aspettava e tutto sommato poteva essere positivo. Il paziente sarebbe stato certamente più attento.
    Everard era intervenuto sull’urgenza, ma potevano esserci altre fratture o lesioni. Del resto Orion era caduto da una considerevole altezza e anche quest’ultimo si stava chiedendo se si fosse rotto altro. < Adesso vediamo se ci sono altri problemi… > Disse il Thompson per poi agitare la bacchetta e formulare l’incantesimo < Revelio iniuriae! > scandendo bene le parole. Questo con l’intenzione di rivelare con una luminescenza biancastra una lesione, laddove presente.
    Il medimago, comunque, vedendo il suo paziente più tranquillo e meno sofferente, si rilassò e passò ai convenevoli che si rese conto di aver saltato. < Io sono Everard, tu come ti chiami? > Stava facendo una nuova conoscenza. Per questo fine, quella mattina, era uscito in anticipo e si era materializzato vicino il San Mungo. Di certo non avrebbe voluto quelle circostanze! Però era stata una fortuna per il giovane malcapitato che lui fosse nei paraggi. Ora poteva prendere due piccioni con una fava: sanare le sue lesioni e fare una nuova conoscenza e scambiare quattro chiacchiere prima del suo turno, con qualcuno che avrebbe potuto rivelarsi interessante!

    RF: 270 - 18 = 252

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