Un matrimonio a una distanza così ravvicinata dal Capodanno non era da fare.
Edmund aveva digrignato i denti quando gli avevano ricordato di quell’impegno, in una situazione tanto precaria come quella che stavano vivendo in quel periodo. Sua madre gli aveva fatto notare che in realtà un matrimonio era proprio perfetto per cercare di far risollevare gli animi, pensiero a quanto pareva comune a molti membri dei vari ceti sociali. Aveva sbuffato ed era rimasto della sua idea, ma aveva evitato di darle voce ancora per evitarsi le frecciatine di sua madre e gli sguardi di superiorità di Neville – il suo gemello lo credeva stupido come quando erano bambini, evidentemente non aveva ancora capito che si trattava di idee e interessi totalmente diversi. E poi era lui l’infantile...
Aveva quindi seguito tutta la cerimonia in quasi totale silenzio, parlando solo se strettamente necessario, più per far evitare di far notare che con la testa non era tanto presente: continuava a pensare alla situazione fuori dal palazzo e ai casi che si trovava ad avere sulla scrivania. Questi ultimi, in particolare, più passava il tempo più sembravano diventare sempre più complicati ed interessanti: la ricerca dei ladruncoli da quattro soldi era lasciata ad Auror con meno esperienza o di rango inferiore al suo, il che lasciava ad Edmund molto più campo libero. C’era forse da stupirsi, quindi, che avesse passato gran parte del tempo a pensare ad altro? Assolutamente no. E non aveva intenzione di fare altrimenti neanche durante il ricevimento serale.
Aveva osservato dai margini della pista da ballo i suoi genitori ballare il loro primo ballo subito dopo il primo ballo dei novelli sposini, ritenendosi estremamente fortunato di non trovarsi nella loro situazione, e di sapere che sarebbe stato anche molto improbabile per lui sposarsi un giorno. Era sicuro che prima o poi le macchinazioni di sua madre avrebbero cercato di coinvolgere anche lui, ma fortunatamente prima avrebbe dovuto occuparsi di Caspian e Neville.
Una volta finito il ballo, aveva fatto tappa al bancone dello champagne, prendendone un calice e sorseggiandolo mentre si guardava attorno: davvero era l’unico che pensava non dovessero trovarsi tutti lì, visto il periodo che stavano vivendo?
Sospirò e si diresse verso sua madre e le sue sorelle, sedute su un divanetto ai lati della sala. Quando arrivò a portata di orecchio sentì le ultime parole di sua sorella Janice ed Edmund si ritrovò a trattenere una risatina: aveva ragione Janice nel pensare che, se Lady Ellen era abbastanza giovane per Lord Carrow, allora lei lo era sicuramente per Potter. Certo, era anche vero che la situazione tra le due donne era diversa, e la società le guardava anche in modo diverso: se Lady Ellen poteva fare quello che voleva e sposarsi nel momento più adatto, Janice non godeva ancora di tale libertà di movimento. Era ingiusto? Assolutamente, ma quelle erano le regole della loro vita, e a esse dovevano conformarsi.
Si trattenne dall’intromettersi e dal farsi vedere dalla sorella preferita, infilandosi quasi dietro al divanetto dove erano sedute, e la osservò allontanarsi: Janice era giustamente focalizzata sul suo fidanzato, e lui era sempre più convinto che Potter non la meritasse per niente.
Quando sua sorella si fu allontanata, Edmund si sedette pesantemente al posto che aveva lasciato libero, facendo sobbalzare sua madre che prontamente lo riprese per averla fatta leggermente spaventare. Lui rise e si lasciò trascinare dal genitore sulla pista da ballo come penitenza, e per passare il tempo le chiese di raccontargli un po’ di pettegolezzi, cosa che Madama Longbottom fece con piacere: aveva così poco modo di esercitare le sue arti femminili ora che la maggior parte delle sue figlie si erano sposate, o erano in procinto di farlo. C’era sempre Eunice, ma presto anche lei avrebbe probabilmente lasciato il nido.
Seguendo le parole della madre, Edmund osservò a uno a uno i vari presenti, finché il suo sguardo non si posò su Lady Greengrass che, secondo le parole di sua madre, sembrava destinata a non dare alcun erede al marito nonostante fosse ancora molto giovane.

La Lady Greengrass in questione stava camminando al fianco del marito al bordo della pista da ballo. Come era ormai loro abitudine, avevano ballato al suono della prima danza in cui era loro concesso, poi erano andati a chiacchierare con alcuni membri dell’alta società, prevalentemente quelli che, come al solito, non erano altro che i collaboratori e i lord con cui suo marito collaborava più spesso.
Dopo qualche minuto di discussione, Lord Greengrass si era voltato verso la moglie e le aveva proposto di andare a prendere da bere, così i due avevano salutato e si erano allontanati.
Mentre camminava, Adele si ritrovava a pensare che, tutto sommato, il nuovo anno non era iniziato poi così male, anche se si era chiuso male, soprattutto per la popolazione in generale. Chissà se questo sarebbe finalmente stato l’anno in cui avrebbe dato un maschio al marito...
Sbuffò a quel pensiero, quasi provata da esso, e si ricordò della promessa che si era fatta quella sera prima della cerimonia: non avrebbe pensato alla sua situazione fino all’inizio della nuova settimana, si sarebbe goduta il ballo e avrebbe aiutato il marito nelle sue varie relazioni; magari sarebbe anche stata in grado di trovare moglie, o quanto meno una fidanzata, a Tiernan Greengrass, cugino che Lord Greengrass stava cercando di ammogliare da tempo.
Osservando un gruppetto di lady al di là del salone, Adele si disse che dopo la festività avrebbe dovuto provare a contattare Lady Alisea, che a quanto sapeva tentava di aiutare le sue protette a trovare un buon partito. E chi meglio di un Greengrass?